COOKIE: Lasciare traccia!

Le 10 parole della comunicazione /6

Che cos'hanno in comune i cookie-biscotti con il file-cookie che registrano il nostro passaggio su una particolare pagina web? In ogni caso, il nostro modo di navigare nella Rete lascia piccole tracce di ciò che siamo e ciò che vogliamo.

Le 10 parole 1

1. La parola alla parola

Cosa sono i cookie? E soprattutto, sono davvero qualcosa di così rischioso e pericoloso come molti credono? Partiamo dalla parola! I cookie sono gustosissimi biscotti con gocce di cioccolato. Possono avere numerose varianti, ma il gusto è riconoscibilissimo, provare per credere. Digitate «cookie» in google, applicate il filtro immagine e vedrete che meraviglia. A quel punto non vi resterebbe che scaricare la ricetta e provare a farli: sarebbe una fantastica merenda da condividere con amici. Evidentemente però, qui non stiamo parlando di biscotti.
Diciamo pure che il mondo digitale ci ha abituato a pensare ai cookie in modo diverso. E infatti, quando il vocabolario Treccani definisce la parola «cookie» lo fa in questi termini: «sostantivo angloamericano (propriamente «biscotto»; pl. cookies ‹kùuki∫›), usato in italiano al maschile. In informatica, file di servizio che viene inviato da un sito Internet all'utente che si colleghi con esso, allo scopo di registrarne l'accesso e di rilevare altri dati; è usato in alcuni casi per favorire l'interattività, in altri per ottenere informazioni in modo surrettizio».
Facile intuirlo: il cookie-biscotto è stato decisamente messo tra parentesi dal cookie-file e da tutta la tecnologia che gli si muove attorno.
Una domanda di fondo, però, resta: cosa lega il biscotto e il file? Perché un tipo particolarissimo di file è stato chiamato come uno dei più conosciuti e diffusi biscotti?
Lo capiremo!


Le 10 parole22. La parola della rete 

In realtà, nella nostra esperienza di navigatori, la parola «cookie» ci riporta decisamente su altri fronti. Spesso la vediamo sui siti su cui navighiamo e ha strettamente a che fare con l'informativa sulla privacy. Leggiamo infatti: «Questo sito utilizza cookie per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze...». Quest'informazione, postata sui siti, è stata formalmente richiesta dal Garante per la protezione dei dati personali con un particolare provvedimento, per favorire la consapevolezza di ogni cittadino.
Nella nostra testa però cosa si scatena davanti a una frase del genere?
Spesso scatta in modo automatico un abbinamento: cookie come sinonimo di violazione della privacy. E cioè: «Quel sito su cui sto navigando, sta rubando qualcosa della mia vita privata». Ma è sempre vero? Ed è così?
Personalmente, quando si parla (e si pensa) in questi termini, mi sembra di rintracciare sempre una qualche piccola forzatura. È ovvio: c'è un livello che è necessario tenere a bada, ma bisogna essere consapevoli anche dei benefici che dai cookie ognuno di noi trae senza saperlo.
Come persona mi sentirei violata nella vita privata se qualcuno mi costringesse ad attivare delle video camere, a sottoscrivere necessariamente dei comportamenti, ad autorizzare indiscriminatamente l'uso di miei dati personali e cose simili. Che da chiedersi: ma i cookie attivano questo tipo di violazione? Direi di no.
Tecnicamente i cookie sono dei file che il sito su cui navighiamo elabora al nostro passaggio e invia al browser perché siano memorizzati e ritrasmessi al sito stesso in occasione di visite successive. Questo quindi permette al sito sui cui navighiamo, e su cui magari ci siamo registrati per usufruire di servizi, di riconoscerci; ma permette anche a noi di ritrovare, esattamente come le abbiamo volute, certe opzioni scelte o preferenze. I cookie quindi, visti in positivo, sono tracce che ci permettono di ritrovare la strada più facilmente, di essere aiutati nelle scelte, di rintracciare quelle informazioni che normalmente cerchiamo. Senza cookie tutto sarebbe un po' più difficile.

Mi direte: «Ok l'aiuto, ma il prezzo da pagare è alto». e no, mi sentirei di dire.
, perché indubbiamente le nostre preferenze vengono registrate e offerte a chi poi studia offerte commerciali (quindi al marketing d'impresa) a nostra misura, riuscendo spesso a convincerci.
No: 1. perché i cookie non rubano informazioni, ma registrano ciò che noi liberamente (forse non consapevolmente) immettiamo; 2. perché tutti i nostri browser (motori di ricerca) hanno la possibilità di attivare una navigazione anonima che potrebbe proteggere anche le nostre preferenze.

Resta una domanda: i file-cookie e i cookie-biscotti cosa hanno in comune?
I file «cookie» salvati sulla memoria del nostro pc o hard disk sono vere e proprie tracce dei nostri passaggi, delle nostre preferenze, della caratterizzazione e personalizzazione che abbiamo fatto di particolari pagine web. Tracce dunque, non tangibili, ma indubbiamente reali e concrete, proprio come quelle briciole che con tanta facilità cadono dai cookies mentre li si mangia. Tracce piccole, perché quando pensiamo ai file-cookie dobbiamo pensare a file minuscoli, costituiti da stringhe di testo del peso di pochi Kbyte... minuscoli esattamente come le briciole di un biscotto.
Non lo sappiamo con certezza, ma probabilmente chi ha dato il nome a questo tipo di file potrebbe averlo fatto proprio per queste sue due specifiche caratteristiche: è piccolo e lascia tracce.

 

Le 10 parole 343. La parola e la vita

Forse anche dai cookie e da quel loro essere borderline, al limite cioè tra l'aiuto e la violazione, possiamo cogliere una sfida.
Spesso ci troviamo in questa situazione: le nostre mani postano in rete, su un social, una foto fatta in un momento intimo e personale e la nostra testa (contemporaneamente) pretende garanzie rispetto alla privacy. Non vi sembra che ci sia uno strano cortocircuito? In noi, prima che attorno a noi!
Il rispetto della privacy, forse, prima che essere preteso dagli altri dovrebbe essere garantito da un uso responsabile e consapevole della nostra vita privata, spesso buttata in rete per pochi like di gloria.
E poi c'è un'altra sfida... che direi fondamentale. E prendo lo spunto proprio a partire da questa breve riflessione sui cookie.
Possiamo vivere pretendendo di non lasciare traccia? Possiamo fare delle scelte, costruire relazioni, assumere particolari comportamenti e pretendere che il mondo che ci circonda cancelli tutto all'istante? Non so non mi convincerebbe una vita invisibile.
Se lo desideriamo, quando navighiamo nel web, scegliamo pure l'opzione «navigazione anonima» o «in incognito», ma non permettiamo mai che questo diventi un meccanismo di esistenza. Sarebbe assurdo, disumano e soprattutto illusorio. Se il movimento delle ali di una farfalla in Brasile muove un tornado in Texas, a maggior ragione ogni nostra scelta, preferenza, azione, pensiero, non potrà non influire sul mondo che ci circonda, diventando, forse come le briciole di Pollicino, tracce importanti per l'esistenza anche di chi ci vive attorno.

 

paoline pgv dieci parole icone24. Una Parola di vita

Cookie, ossia tracce invisibili, non tangibili, ma reali. Quale brano di Vangelo potevano far vibrare nel cuore? Il testo della risurrezione. Prendete pure il brano che volete da uno dei quattro Vangeli, l'esperienza sarà simile. Perché? Pensate al sepolcro vuoto, al corpo non trovato, a quel Gesù di Nazaret sparito. Tutti lo cercano, alcuni lo vedono, solo pochi lo riconoscono... ma tutti sono accomunati dalla stessa esperienza: da una parte fanno fatica a credere, e dall'altra una grande gioia sconvolge le loro vite. Il Signore che ha toccato e cambiato le loro esistenze, quel Gesù che li ha chiamati tirandoli fuori da vite vissute per caso o per sbaglio, ora è lì per loro, pur senza esserci! Sì lo so, è un paradosso, ma è il più straordinario paradosso che la storia abbia mai conosciuto. Pensateci: se la sua assenza ci manca così tanto (e mancava ai suoi) è perché la sua presenza fisica, umana è stato qualcosa di incredibile. Lui, camminando, toccando, parlando, lasciava tracce indelebili. La sua vita non è stata invisibile per nessuno: né per amici né per nemici.
Così sia la nostra vita: una vita «pesante», capace cioè di pesare sulle sorti dell'umanità, di dare un senso allo scorrere del tempo, di lasciare traccia indelebile e buona nella vita di chi ci circonda... tracce che come i frammenti di quel pane spezzato nel Cenacolo sappiano nutrire per l'eternità, tracce che come i cookie aiutino i navigatori di questo tempo a trovare facilmente Dio.

scarica il PDF

 

 

Rubrica a cura di Paoline PGV

Icone facebook

visita la pagina Paoline e giovani dove puoi scambiare idee e opinioni con altri giovani
e/o la pagina ufficiale di Paoline dove trovi altre proposte interessanti


Condividi

cookie-lasciare-traccia.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA