L'immagine del buon pastore ha sempre incantato i cristiani e non solo. In effetti è consolante e rassicurante. Essa però non è per la poesia. È la chiamata a una vita che sia dono per gli altri.
La fede cristiana non può limitarsi a preghiere, riti e opere buone per conquistare il paradiso. Deve essere testimonianza che Gesù risorto è in mezzo a noi con una vita "altra" che stimoli a riflettere e cambiare.
La Chiesa descritta dagli Atti degli Apostoli affascina. Ma se non la si può copiare la si può, però, far rivivere con una fede che trasformi la vita in profonda conoscenza e amicizia con Gesù.
Le "cose di lassù" che i cristiani devono cercare non sono nelle nuvole, ma dentro alla realtà, occultate dall'oscurità del male. Vanno cercate, portate alla luce e testimoniate.
Chi può aggiungere parole che non risultino fastidiose al racconto della Passione del Signore? Quindi, non un commento, ma uno stimolo ad accoglierla come verifica della propria fede.
La conversione ci chiede una fede più matura e più decisa per seguire Gesù, anche e soprattutto nei momenti del "chicco di grano" da far morire nel terreno e delle "forti grida e lacrime".
L'insoddisfazione che ci accompagna sempre - le cose non ci soddisfano mai del tutto - ci ricorda che siamo in esilio. La nostra patria è nei cieli, e vivere nel modo giusto è vivere partendo.
I no che la fede chiede non sono privazioni, ma scelte per raggiungere beni più grandi. Per una fede gioiosa è necessario essere convinti che i no di Dio sono un bene più grande dei sì degli uomini.
La prova che Dio ci chiede, in questa seconda domenica di Quaresima, non è quella di sacrificargli la vita e ciò che abbiamo di più caro, ma di compiere le nostre scelte fidandoci della sua parola... anche quando sembra contraria alla nostra gioia.
La Quaresima non è sottoporci a penitenze, a dei "no" che ci rattristano, ma un allenamento più deciso per raggiungere dei "sì" che aumentano la nostra armonia con Dio, con il creato, con noi stessi.
Il lebbroso che Gesù reinserisce nel consesso umano è un messaggio attualissimo per noi, tentati in maniera così arrogante e furbesca dalla cultura dello scarto.
La sofferenza fa parte della nostra esistenza. Possiamo lasciarci intristire nella lamentela e nel cercare risposte che non troviamo, oppure uscire per aiutarci a vicenda a superarle o renderle più sopportabili.
Perché questa mentalità tanto diffusa, non solo tra i giovani, che considera il Vangelo roba vecchia, sorpassata, mentre sulla bocca di Gesù meravigliava per la sua novità?
Il fatto che la nostra fede in Gesù non sia partita da clamorosi cambiamenti di vita, ma sia stata respirata dall'ambiente in cui siamo nati ci impegna a vivere convertendoci.
La fede non ci allontana dagli impegni della vita, ma ci permette di ascoltare dalle cose, dalle persone, dalle situazioni la voce del Signore che ci chiede di viverle con un respiro più ampio di quello materiale.